Una riflessione più specificamente “di settore” è quella proposta invece all’interno di Intepretation Laboratory II, in programma il 10 settembre. Tabula Rasa in questo caso offrirà i propri spazi a un gruppo di giovani curatori italiani. I curatori si riuniranno a porte chiuse per discutere di tutte e quattro le mostre di Manifesta 7. Il dibattito ruoterà attorno ad alcuni fra i temi più interessanti per la disciplina curatoriale e i prossimi sviluppi della pratica espositiva: qual'è il ruolo delle grandi mostre a cadenza regolare nel sistema dell'arte contemporanea, sono esse ancora veicolo di innovazione o piuttosto sono ormai vincolate ai meccanismi del mercato? Quali sono le ragioni future di Manifesta, una fra le Biennali più sperimentali dell'ultimo ventennio, nel mondo globalizzato? E ancora, quali gli azzardi di Manifesta 7 meritevoli di attenzione? Quali gli elementi critici da sottolineare? Cosa non è piaciuto? Maturata un’opinione complessiva, Tabula Rasa sarà aperta al pubblico dalle ore 15 per una recensione pubblica in cui le opinioni e le riflessioni saranno sintetizzate e verranno messe a confronto. Tabula Rasa è un progetto a cura di Denis Isaia presso l'Ex-Alumix di Bolzano, la discussione del Laboratorio di Interpretazione sarà moderata da Elvira Vannini, critica e curatrice indipendente di Bologna. Interverranno insieme a Denis Isaia e Elvira Vannini i giovani curatori Chiara Agnello, Katia Anguelova, Marco Baravalle, Eva Fabbris, Antonio Grulli, Caterina Iaquinta, Matteo Lucchetti, Cristina Natalicchio, Francesca Pagliuca, Paolo Plotegher, Angela Serino e Elisa Tosoni.
rassegna stampa- da Alto Adige- Pagina 47- cultura e societa´ CURATORI PERPLESSI Tabula Rasa, Fortezza pero´piace a tutti Di Roberto Rinaldi Manifesta7? “Troppo timida e sottotono!” – la definisce cosi´ - Cristina Natalicchio, curatrice della Galleria Civica di Trento, “ma non vogliamo parlare di fallimento. Manifesta atraversa un periodo di ripensamento trattandosi di una biennale militante, sperimentale e non normalizzante”. Antonio Grulli, curatore indipendente:”Dopo sette edizioni Manifesta e´diventata stanca. L’obiettivo era di farla nomade in territori cosiddetti sconosciuti, in terre che ospitano convivenze di confine”. Sono alcune delle riflessioni scaturite dall’incontro fra giovani curatori che si sono riuniti per discutere l’impatto di Manifesta7 in regione, ponendo il quesito:”Ha disatteso le nostre aspettative o centrato l’argomento?”. L’invito e´partito da “Tabula Rasa”, il progetto speciale affidato a Denis Isaia, assistente del progetto curatoriale di Bolzano, una delle quattro sedi della biennale europea d’arte contemporanea, ospitata nell’edificio ex-Alumix. Una disamina critica della manifestazione che non sta riscuotendo il successo di pubblico sperato. L’altro pomeriggio negli spazi espositivi i visitatori si contavano sulle dita di una mano, mentre il “laboratorio interpretativo”, moderato da Elvira Tannini, curatrice indipendente di Bologna, affrontava una discussione basata su diversi quesiti, tutti mirati a capire cosa e´piaciuto e cosa non e´stato capito in Manifesta7. Interrogativi quali:”Il carattere nomade e la sua esistenza itinerante permettono a Manifesta di rinnovarsi e reinventarsi ad ogni edizione?”.”Ha bisogno di una revisione?” –oppure- “L’edizione 2008 ha assolto il compito di creare una piattaforma di lavoro e un laboratorio per tradurre le complesse geografie in mutamento? Deve/puo´avere ambizioni geopolitiche? Cosa si aspettano e cosa pensano i visitatori? Cosa ha determinato il flop del pubblico?” Quesiti suddivisi per gruppi distinti e discussi (in una prima fase) a porte chiuse. Analizzate le criticita´e concordate le risultanti, si e´potuto assistere ad un dibattito, anche se in qualche modo autoreferenziale. La sensazione e´stata quella di ascoltare commenti improntati ad esaminare tutte le componenti strutturali e concettuali di Manifesta, riservandosi la possibilita´di criticare anche cio´che e´stato visionato di persona. “Fortezza e´un luogo dove l’auspicata collaborazione sperimentale, si e´potuta verificare. L’edificio contenitore e´molto forte. La scelta di ospitare Manifesta in Trentino Alto Adige si e´avvalsa della disponibilita´di sedi, ricche di storie, il contributo geo-politico di Rovereto, Trento e Bolzano, la trans-culturalita´, ma anche due uffici organizzativi diversi (le due province, ndr) separati e partiti con tempi differenti. Sono tutti aspetti implosi. Dopo cipro c’e´stato un ripiegamento dell’arte verso le mostre”. La scorsa edizione e´stata annullata a tre mesi dall’inaugurazione per motivi politici. Una realta´lontana dalla nostra, ma il filo che la lega all’edizione in corso fino al 2 novembre, e´rappresentato dal tema discusso, quello del legame del territorio. Marco Baravalle, dei Magazzini del Sale di Venezia non ha avuto dubbi: “Sono scettico, pensando che le biennali possano dialogare, catalizzare il territorio che le ospita”. Antonio Grulli ha espresso il suo giudizio sulle mostre visitate: “Rovereto ha impostazione curatoriale poco interessante. Bolzano non mi piace, la trovo anch’essa meno interessante di altre sedi, le opere esposte tra loro non funzionano qui dentro (ex Alumix, ndr), anche se singolarmente hanno un loro valore. Non getto via tutto pero´”. Caterina Iaquinta dell’Universita´la Sapienza di Roma ha denunciato anche “la non piena collaborazione tra i quattro gruppi di curatori”. Chiara Agnello si e´chiesta anche se “le grandi biennali riescono a fare ancora ricerca in modo innovativo e quali sono i luoghi delle grandi mostre –citando Fortezza – il sito piu´aperto al confronto”. La sede del Palazzo delle Poste a Trento viene giudicata “impeccabile – da Elvira Tannini- quasi uno spazio mussale, ma e´un cliche´? Una metodologia che non azzarda piu´? Un segnale critico e´stato anche quello di chiedersi come mai Manifesta non abbia raggiunto le altre regioni. Ma Manifesta deve avere un ruolo locale o globale? Non ha dubbi Grulli:”La presa locale deve essere seria, ma bisogna saper guardare oltre” Elisa Tosoni assistente curatrice di Tabula Rasa, infine, si e´chiesta quali siano le relazioni tra Trento e Bolzano. “Prima di analizzare Manifesta, vanno analizzate le relazioni, e questo era il compito di Manifesta: i rapporti con le istituzioni, il pubblico e la crescita del consenso. Tutte ambizioni molto alte”. Ambizioni discusse a lungo.
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